07 Gen Intolleranza al lattosio a 360 gradi
Definizione, sintomi, diagnosi e terapia
IL LATTOSIO
Il lattosio è lo zucchero del latte e chimicamente è un disaccaride costituito cioè dall’unione di due monosaccaridi (glucosio e galattosio). Tutti gli zuccheri perché possano essere assorbiti dalle cellule intestinali devono diventare monosaccaridi tramite degli enzimi presenti sull’orletto a spazzola delle cellule dell’intestino Tenue.
L’enzima che divide il lattosio si chiama lattasi e si trova in elevate quantità a livello del Digiuno.
La produzione dell’enzima lattasi inizia durante la nona settimana di gestazione e pian piano aumenta fino a raggiungere il picco di produzione al momento della nascita. Dopo pochi mesi di vita la sua attività comincia già a diminuire fino a, in alcuni casi, scomparire del tutto. Al contrario degli altri enzimi intestinali, l’attività della lattasi non è indotta dalla quantità di substrato (il lattosio) quindi non è assolutamente vero che più lattosio introduciamo più lattasi viene prodotta.
Curiosità: noi umani siamo gli unici mammiferi che presentano anche in età adulta una certa attività dell’enzima dovuta a una mutazione del gene che codifica per la lattasi. Tutti gli altri mammiferi smettono di produrre l’enzima dopo lo svezzamento.
DEFINIZIONE
L’intolleranza al lattosio è dovuta a una cattiva digestione del lattosio introdotto con la dieta che quindi non può essere assorbito e viene fermentato dai batteri intestinali. Era nota fin dai tempi di Ippocrate (460-370 a.C.) ma solamente negli ultimi 50 anni è stata riconosciuta e analizzata scientificamente.
Possiamo avere 3 tipi di intolleranza al lattosio:
- Alattasia congenita: fin dalla nascita l’organismo non è in grado di produrre l’enzima perciò il neonato soffre di diarrea acquosa dopo aver ingerito il latte materno o altri alimenti contenenti lattosio. Le conseguenze possono essere gravi perché porta a rallentamento nella crescita, disidratazione per eccessiva perdita di liquidi e alcalosi. Prima dell’arrivo del 20esimo secolo, il bambino affetto da questa malattia congenita non riusciva a sopravvivere perché non erano ancora disponibili dei latti artificiali delattosati.
- Ipolattasia adulta (o intolleranza al lattosio primaria): l’attività dell’enzima lattasi fisiologicamente diminuisce con la crescita e in alcuni casi si azzera del tutto. Questo significa che l’enzima non viene più prodotto, o viene prodotto in piccolissime quantità, quindi il lattosio non viene assorbito.
- Ipolattasia secondaria: è dovuta a una perdita dell’enzima a causa di una patologia che interessa l’intestino e comporta la distruzione dei microvilli intestinali. È passeggera nel senso che una volta che la causa primaria viene eliminata, la persona torna a digerire in maniera normale il lattosio.
Può essere dovuta a diverse condizioni cliniche:
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- – Malnutrizione grave
- – Malattia celiaca
- – Malattia di Crohn o colite ulcerosa
- – Enterite virale o batterica
- – Conseguenze dovute a operazioni chirurgiche (ad esempio la sindrome dell’intestino corto)
- – Alcuni tipi di trattamenti farmacologici
PREVALENZA NEL MONDO
L’intolleranza al lattosio primaria dipende molto dall’etnia dell’individuo. Si è visto che è meno presente in Nord Europa (con una prevalenza del 2-20%), mentre è più prevalente nei paesi del Mediterraneo (con un bel 40%), nei paesi Africani (65-75%) e soprattutto in Asia (circa il 90% degli asiatici soffre di intolleranza al lattosio!!).
In Italia il 56% della popolazione è intollerante al lattosio (io ahimè faccio parte di questo 56%) e in alcune regioni la prevalenza arriva fino al 70%.
Nell’Europa del Nord la prevalenza di intolleranti al lattosio è molto bassa perché la popolazione presenta una mutazione del gene che codifica per l’enzima lattasi che quindi continua ad essere espresso in elevate quantità anche in età adulta e questa mutazione viene trasmessa di generazione in generazione.
I SINTOMI
I sintomi da intolleranza al lattosio possono essere sia gastrointestinali che extra-intestinali e variano da persona a persona in base al grado di espressione della lattasi, alla composizione della flora batterica intestinale, alla quantità di lattosio consumato e al tipo di alimento assunto. Entrambi i tipi di sintomi compaiono diverse ore dopo che è stato ingerito il lattosio.
SINTOMI GASTROINTESTINALI:
Diarrea, nausea, gonfiore addominale, borborigmi, flatulenza, dolore addominale, vomito e in alcuni casi anche costipazione. Sono dovuti al fatto che il lattosio non digerito permane nel lumen intestinale e viene attaccato dalla flora batterica con produzione di gas (metano, CO2 e idrogeno) ed effetto osmotico (richiamo di acqua nell’intestino).
SINTOMI EXTRA-INTESTINALI:
Mal di testa, astenia, dolori articolari e/o muscolari, perdita di concentrazione, stanchezza, afte e acne.
Non bisogna confondere l’intolleranza al lattosio né con l’allergia alle proteine del latte né con la Galattosemia i cui sintomi sono ben diversi così come la terapia.
DIAGNOSI: HYDROGEN BREATH TEST
L’unico test diagnostico riconosciuto dall’OMS come “gold standard” per l’intolleranza al lattosio è l’Hydrogen Breath Test o Test Del Respiro, in cui al soggetto viene fatto ingerire una quantità nota di lattosio (solitamente 25 g che corrispondono a circa 500 ml di latte) e successivamente uno speciale strumento raccoglie e analizza l’aria espirata ogni 30 min per 3-4 ore.
Questo perché se il soggetto è intollerante al lattosio, la flora batterica produce elevate quantità di idrogeno che in parte vengono eliminate con il respiro. Il test è considerato positivo se la quantità di idrogeno rilevata supera di almeno 20ppm i valori normali.
Si raccomanda di non assumere antibiotici nelle 4 settimane precedenti il test, di consumare carboidrati complessi il giorno precedente il test, di non fare attività fisica e di non fumare il giorno del test.
LA TERAPIA
La terapia è diversa in base al tipo e alla gravità dei sintomi che il soggetto percepisce.
- Ridurre o eliminare del tutto il lattosio dalla dieta per un periodo più o meno lungo, finché i sintomi non scompaiono del tutto.
La presenza del latte o derivati (anche del lattosio) viene indicata sull’etichetta (il lattosio viene usato spesso come additivo anche in prodotti come carne e affettati, piatti pronti, verdure surgelate, patatine surgelate, dolci e torte) e viene evidenziata in grassetto in modo da poterlo trovare velocemente.
Curiosità: Purtroppo ad oggi non esiste ancora una legge che indichi il limite di lattosio concesso negli alimenti marcati come “senza lattosio” quindi possiamo trovare quantità di lattosio diverse (<0.01%, <0.1% e <0.5%) in prodotti che presentano tutti la dicitura “senza lattosio”. Anche se è bene sapere che l’AILI (Associazione Italiana Latto-Intolleranti) recentemente ha chiesto al Ministero della Salute di definire degli standard qualitativi e quantitativi per l’utilizzo del claim “senza lattosio”.
- Utilizzare enzimi da assumere per via orale subito prima di un pasto contenente lattosio che potrebbero aiutare a contenere o alleviare i sintomi. Purtroppo però la loro capacità di digestione del lattosio non è completa quindi i sintomi possono lo stesso verificarsi.
- Fare uso regolare di probiotici, specialmente del genere Lactobacillus e Bifidobacterium che aiutano a ripristinare il corretto equilibrio intestinale. Per esperienza personale posso confermare che aiutano tantissimo. Le specie che hanno una maggiore attività b-galattosidasica e che quindi devono essere presenti nel probiotico che andate ad acquistare sono:
- Bifidobacterium lactis
- Lactobacillus acidophilus
- Lactobacillus salivarius
- Streptococcus termophilus
Io personalmente mi trovo molto bene con Prebiotic della MediBase.
Ovviamente, se per un motivo qualsiasi si fa anche uso di antibiotici, bisogna aspettare almeno 4-5 ore prima di prendere il prebiotico altrimenti non serve a nulla perché vengono distrutti dall’antibiotico.
Vi lascio qualche link per chi volesse approfondire ancora di più l’argomento!!
Scientific Opinion on lactose thresholds in lactose intolerance and galactosaemia (EFSA, 2010)
AILI Associazione Italiana Anti-Intolleranti
Lactose Maldigestion, Malabsorption, and Intolerance: A Comprehensive Review with a Focus on Current Management and Future Perspectives (Fassio, Facioni and Guagnini, 2018)
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